Ho recentemente partecipato alla prima tappa di innovA INTOUR che si è svolta nella splendida sede di Talent Garden Fondazione Agnelli a Torino. Tema: come i cambiamenti delle automobili – e più in generale della mobilità – influiranno sulla produzione dell’acciaio.
Perfetto: cosa ci sono andato a fare? Non mi occupo di siderurgia e l’unica affinità con i motori è che possiedo un’auto e la guido. Tra l’altro a Torino ci sono andato in treno…
Sono abituato ad utilizzare una parte del mio tempo per approfondire e capire argomenti anche non strettamente legati al mio ambito professionale: per lavoro mi occupo di tecnologie digitali da un sacco di tempo, da quando il CIO si chiamava banalmente «capocentro», perché una volta un “centro” c’era e adesso invece, “dipende” (ma questa è un’altra storia). Le regole che gli Stati si sono imposti, per contrastare le emissioni inquinanti, imporranno importanti cambiamenti nella tecnologia delle auto e questo influirà su tutta la filiera di produzione.
Ho ascoltato interventi molto interessanti incentrati soprattutto su come saranno fatte le prossime automobili e quanto e quale acciaio avrebbero usato. Abbiamo approfondito un aspetto della mobilità, uno dei tanti, l’auto. Escludendo gli appassionati di motori, in genere però si usa un’auto per muoversi e quindi il futuro dell’auto non sarà legato solo alle tecnologie dei motori (ibrido o elettrico) ma anche a come cambierà il nostro modo di muoverci.
Tra le tante varianti di queste difficili previsioni (demografiche, sociologiche ecc.) vorrei concentrarmi sul tema del digitale che nell’incontro è stato solo sfiorato. In genere sono le persone più giovani che “insegnano” il digitale col risultato che gli adulti pensano che sia interessante, a volte, ma che ne sono tagliati fuori perché nati troppo tardi. Io nacqui analogico (semicit.) e, come un migrante che si sposta da un paese ad un altro, migrai 35 anni fa nel paese digitale. Ne ho imparato la lingua. Se dovessi scrivere un curriculum in LinkedIn metterei, madrelingua: analogico; per il digitale scriverei: conoscenza professionale completa.
Ma quale digitale? Nulla che abbia a che vedere con l’elettronica di bordo dell’auto. La tecnologia che abbiamo già a portata di mano ci aiuta a diminuire i consumi. Ma a diminuire la mia “impronta energetica” mi ha aiutato di più il cambiamento dei miei comportamenti quotidiani che il miglioramento dei motori. Faccio lo stesso lavoro da circa 30 anni. Ricordo che 20 anni fa facevo almeno 35.000 Km all’anno. Il contratto di noleggio auto terminato un paio di mesi fa era per 25.000 Km anno e quello nuovo l’ho fatto per 20.000.
Come è stato possibile? Innanzitutto mi ha agevolato avere un ambiente di lavoro dematerializzato, che prevede che non sia io a raggiungere i dati e le informazioni, ma queste siano disponibili ovunque mi trovo. Poi uso di più i mezzi di trasporto pubblici anche grazie ad applicazioni mobile che consentono la rapida prenotazione di un treno, di un’auto a noleggio, di un parcheggio e di un mezzo in sharing.
E poi, perché no, quando posso uso sistemi di interazione video con clienti e colleghi.
La nostra azienda (Zerouno Informatica spa) ha 3 sedi: lavorando in modo tradizionale dovrei spostarmi più spesso tra una sede ed un’altra. Continuo a farlo, ma solo se realmente serve: e dove è fattibile ci vado in treno. Ci impiego di più, ma spreco molto meno tempo e consumo, inquino e spendo meno. Sul treno lavoro come se fossi in ufficio, che non significa che rispondo a mail e telefono e basta. Significa che faccio esattamente le stesse cose che faccio mentre sono in un ufficio fisico. Alcuni dei miei collaboratori utilizzano lo smartworking. Non tutti i giorni, ma quando la qualità del lavoro non ne risente, perché no?
Queste considerazioni le sto scrivendo mentre sono sul treno e sto tornando da Roma. Ho comprato i biglietti online e la mia amministrazione ha ricevuto la fattura elettronica in automatico. Sono partito da casa, sono andato in auto fino alla stazione e ho parcheggiato in un posto che ho riservato prima sempre online (anche qui con fattura elettronica). A Roma avevo un’auto già prenotata con un’app: anche questi mandano la fattura e col fatto che era già tutto fatto non ho aspettato più di 5 minuti. Ho lavorato stamattina all’andata, un po’ dal notebook e un po’ dallo smartphone. Tutto perfetto? No, come ben sanno coloro che vanno a Roma in treno fino a Bologna ci sono connessioni ottime, dopo ci si litiga un po’, ma se hai imparato la lingua digitale non è un grosso problema. Al ritorno ho nuovamente ripreso il lavoro, sempre nelle stesse modalità.
Non ho smesso di muovermi: probabilmente avrò sempre un’auto. Semplicemente seleziono meglio le occasioni in cui un contatto umano è necessario. Almeno un paio di viaggi la settimana che un tempo avrei fatto fisicamente li faccio “digitalmente”.
Il futuro della mobilità sarà fatto di auto diverse? Anche, ma forse anziché soluzioni “draconiane” imposte, alcuni mutamenti di comportamento incideranno ben di più sull’impatto ambientale. Difficile tracciare queste in una proiezione statistica, ma forse in maniera più lungimirante questi comportamenti andrebbero agevolati aumentando la conoscenza degli strumenti che già ora esistono e adattando i modelli comportamentali e organizzativi nuovi.
Ps: l’auto nuova, quella per cui ho previsto 20.000 Km annui nel contratto, sarà elettrica: se ne avessi dovuti fare di più non sarebbe stato pratico rinunciare al motore endotermico. Anche questo grazie al digitale.