Il titolo dell’articolo è quanto di più scontato ed inutile potessi scrivere. Quindi, se stati leggendo queste righe, qualcosa ti deve aver colpito, incuriosito ad andare oltre. Forse io non l’avrei fatto.
Qualità di un sito. Bene, da che punto di vista? Potremmo scrivere capitoli su capitoli solo parlando della parte tecnologica perché, ovviamente, la parte grafica è spesso soggetta ad un giudizio personale. Mi piace, non mi piace. Nelle righe seguenti vogliamo porre l’attenzione sulla qualità del sito, non per noi ma per Google.
Quante volte hai sentito parlare di: il tuo sito sarà ottimizzato per lo “spider” di Google. Ottimizziamo il sito per Google. E via… Questo argomento orami sembra essere un mistero da maghi, qualcosa celato dietro ad un mistero fumoso. In effetti, qualcosa di vero c’è. Da un po’ di tempo però Google ha introdotto nuovi sistemi di valutazione di un sito che, significa, se piace e rispecchia i parametri di Google allora, la visibilità nel marasma del web… aumenta.
Google ha da sempre fatto scuola in ambito di User Experience, Architettura dell’informazione, Usabilità ecc.. da qualche tempo ha introdotto dei parametri valutativi di tale esperienza arrivando a dichiarare che tali valori contribuiranno al giudizio del sito web in ottica di visibilità nella SERP.
Quali sono i parametri?
LCP: Largest Contentful Paint – misura il tempo di caricamento della pagina. Più la pagina si carica velocemente (l’ottimo è sotto i 2,5 sec) meglio è;
FID: First Input Delay – misura l’interattività tra il sito web e l’utente. Più precisamente, il FID misura il tempo che intercorre tra la prima volta in cui un utente interagisce con una pagina (ovvero quando fa clic su un collegamento, tocca un pulsante o utilizza un controllo personalizzato basato su JavaScript) e il momento in cui il browser è effettivamente in grado di rispondere a tale interazione.
CLS: Cumulative Layout Shift – misura la stabilità visiva del layout con il quale l’utente interagisce. CLS è un’importante metrica incentrata sull’utente per misurare la stabilità visiva perché aiuta a quantificare la frequenza con cui gli utenti sperimentano cambiamenti imprevisti del layout.
Leggendo le definizioni è evidente che Google vuole ulteriormente spingere nella direzione dell’usabilità dei siti web.
Progettare siti web che rispondano a questi parametri richiede competenze tecniche approfondite. Unire tali necessità ad un layout gradevole ed in linea con l’immagine del brand condito con una buona dose di “originalità” e “tecnologia effetto wow” è ancora più stimolante e impegnativo. Tale percorso si ottiene solo partendo da esperienza, conoscenza e programmazione precisa di ogni singola parte del progetto. Non c’è spazio per improvvisare. Non c’è spazio per copiare. Non c’è spazio per copia/incolla e non c’è spazio per la fretta e la frenesia.
Google ancora una volta riporta l’utente al centro. L’utente deve vivere un’esperienza positiva e gradevole quando apre una pagina. Ancora una volta si sente l’esigenza di tornare al web ed al suo scopo primario per evitare pericolose deviazioni verso pagine e contenuti web che mettono al centro l’impatto estetico, il voler “stupire” con effetti mirabolanti le persone.
E’ già successo tempo fa con Apple quando decise di non supportare la tecnologia Flash sui suoi dispositivi decretandone (per fortuna) il suo abbandono.
Quel che è certo è che questo rappresenta già il presente e, trattandosi di un’iniziativa di Google, non si può “far finta di niente”. Questa è la realtà e con essa ci si deve scontrare se si vogliono ottenere dei risultati.